La Cupola e il Barbiere (Italian Edition) by Massimo Tempi

La Cupola e il Barbiere (Italian Edition) by Massimo Tempi

autore:Massimo Tempi [Tempi, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-09-08T23:00:00+00:00


Capitolo 7

IL CAMBIAMENTO, L’ESSERE PADRONI DEL PROPRIO DESTINO

L’azienda andava eccezionalmente bene, al di là delle più rosee aspettative. Ogni anno per molti anni registravamo l’anno dei record, l’anno migliore di sempre, sia in termini di fatturato che di profitti e questo stava generando un po’ in tutti noi una sensazione di onnipotenza.

Nonostante facessi tutti gli sforzi possibili per mantenere un profilo basso e umile, mi accorgevo che in alcune situazioni non ci stavo riuscendo. Fu Marika a farmene rendere conto quando mi fece notare come il mio atteggiamento stesse diventando in alcune occasioni troppo pretenzioso, talvolta al limite della maleducazione, esattamente il contrario della persona che ero e del capo che volevo essere. Quelle parole furono per me come una scarica elettrica e mi fecero male perché nel profondo sapevo che c’era un fondo di verità. Senza esitazione, anche se non fu facile, le chiesi scusa e andai subito nell’ufficio di Teresa per chiedere scusa anche a lei spiegando che se avevo sbagliato con Marika sicuramente lo avevo fatto anche con lei e per questo la pregai di accettare le mie scuse.

Ero stato riportato alla normalità dalla persona che giudicavo l’unica in azienda che non avrebbe potuto insegnarmi qualcosa. Fu una grande lezione, mi fece ritornare con i piedi per terra e ricordare chi ero nel profondo, come volevo essere e come avrei dovuto comportarmi.

Credo non tutti i miei soci ebbero la fortuna di vivere un episodio che li riportasse con i piedi per terra o forse non ebbero la capacità o l’umiltà di capirlo.

Un giorno notai che Lello aveva integrato la firma della sua e-mail con la parola “Direttore Generale”, la cosa mi fece sorridere, ma davo per scontato che la cosa fosse stata discussa internamente senza coinvolgermi. Un tardo pomeriggio d’inverno quando ero con Gozzi in quella fabbrica che produce frutta in scatola dove feci una delle mie prime uscite molti anni prima, notai Gozzi e il proprietario parlare vicino all’uscita e con il mio udito quasi bionico, forse aiutato dal fatto che i due parlassero non proprio a bassa voce, capì molto bene quello che stavano dicendo. Stavano parlando proprio del titolo che Lello si era auto conferito senza evidentemente parlarne nemmeno con Gozzi. “Alla fine a me non interessa…lo conosci…lo sai che vuole sentirsi la prima donna..” spiegava Gozzi mentre il suo interlocutore annuiva sorridendo con l’aria di chi sapeva benissimo quello a cui Gozzi si riferisse.

Qualche lampadina aveva iniziato ad accendersi nella mia testolina.

Come succede dopo qualche anno che lavori nello stesso ambiente i difetti vengono a galla e le persone si conoscono meglio. Conobbi meglio Primino Gozzi quando urlò contro di me in ufficio, davanti a tutti, umiliandomi. Non furono semplici grida, furono grida come se non ci fosse un domani. Non gli era piaciuto che gli avessi girato una mail con una multa che avevamo preso in Grecia chiedendogli di contribuire a pagarla.

Quel giorno vicino ad Atene guidavo io, la strada era deserta e rispettando i limiti si rischiava davvero di addormentarsi. “Dai



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